Quando in un bosco ne percepisci la bellezza e diventi tutt'uno con il bosco, allora, intuitivamente, sei in armonia e in pace con le Dee e con gli Dei. Essi sono parte della nostra vera natura, la nostra Natura Profonda, e quando siamo separati dalla nostra vera natura, viviamo nella paura. Percepire questa normalità vuol dire dare un senso reale al vivere che è insito in tutte le cose.

Intraprendere la Via Romana al Divino significa iniziare un percorso di risveglio: praticando l'attenzione e la consapevolezza continua ci incamminiamo lungo una strada sapendo che ciò che conta è il cammino per sè più che la destinazione.

When you, entering a forest, perceive the beauty of the forest and you feel to be in a complete harmony with it, then, intuitively, you are in peace with the Deities. They are an essential part of our real nature, our Deep Nature, and when we are separated by our real nature we live in the fear. Perceiving such normality means giving a real sense to our lives.

Undertaking the Roman Via to the Deities implies a path to awakening: with the practice of continuing consciousness and awareness we undertake our walking knowing that taking the path is more important than the destination itself
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lunedì 19 dicembre 2016

Bona Dea - Fauna 2

Premessa

Su sollecitazione di una Cultrix (molto preparata e attenta), mi trovo a scrivere alcuni approfondimenti su Fauna-Bona Dea. Non è un compito semplice per una lunga serie di motivi. 

In primo luogo si tratta di una Dea molto complessa che interessa in modo preponderante la polarità femminile: non casualmente, come nel caso di Vesta e di Diana (divinità a Bona Dea molto vicine), il suo culto era in passato esclusivamente femminile. Gli uomini erano esclusi. Essendo un Cultor, non spetterebbe a me parlarne. 

Inoltre Bona Dea coinvolge molti simboli, concetti, immagini, visioni che erano segreti e tali devono rimanere. Sia per la segretezza che per la complessità, diventa difficile discuterne anche perchè in questo blog non faccio accademia, non parlo di storia o antropologia, ma di una Spiritualità Tradizionale vivente vissuta come esperienza esistenziale personale. Difficile quindi parlarne anche perchè spesso, nelle lingue moderne, non disponiamo dei termini più adatti per esporre questi argomenti.

Per questa ragione mi limiterò ad alcune riflessioni aggiuntive che non potranno che essere superficiali. In alcuni momenti magari le riflessioni che seguono potranno apparire frammentarie, discontinue e spezzate. Magari in futuro saprò fare di meglio.

Un'ulteriore difficoltà nell'affrontare una potnia italica come Fauna-Bona Dea si lega alla natura stessa della Spiritualità Tradizionale Romana nella sua accezione più autentica. Volendo fare un confronto molto superficiale e semplicistico, si potrebbe dire che a differenza della Spiritualità di matrice greca (molto filosofica, fortemente "mitica" e in questo quasi "scientifica" solo apparentemente irrazionale, ma anche emotiva e passionale), quella Tradizionale Romana appare decisamente più magica. Con il termine "magico" non voglio parlare della "magia" in senso moderno e profano: si tratta invece di una bacino "sapienziale" tradizionale che investe l'invisibile, l'anima mundi in tutte le sue declinazioni e simbologie che è di gran lunga precedente a qualsiasi forma di speculazione filosofica.
La differenza quindi fra Bona Dea, nella sua versione tradizionale, e la sua evoluzione storica contaminata dalla cultura greca consiste proprio in questo ovvero nel possedere questa caratteristica magica che non ha nulla di sentimentale o passionale. Soprattutto Dee come Fauna sono una manifestazione del carattere magico del Mondo, della Natura, della Terra, dell'Universo.

Bona Dea fa parte quindi di quelle forze invisibili che, attraverso il loro culto, nell'accezione più profonda, possono diventare visibili ed apparire sottoforma di piante, animali o essere umani in quanto senso più profondo dell'esistente, di ciò che è. Il riconoscimento di queste forze "magiche" dell'esistente sono alla base del rispetto che qualsiasi vero Cultor o Cultrix ha della Natura, del Mondo, dell'Universo.
Ed è in questo senso che essa deve essere intesa.
Ciò che segue non deve quindi essere inteso in senso letterale, bisogna saper leggere fra le righe e fra le parole (qui habet aures audiendi audiat): se non si è in grado di capire è meglio lasciare perdere...

Fauna-Bona Dea
Nel mio post procedente su Fauna-Bona Dea ho collegato questa divinità con le guaritrici (in senso molto popolare: le streghe). In realtà non è proprio così perchè le guaritrici si legavano maggiormente a forze divine come Minerua (la civetta il suo simbolo). In realtà anche Fauna presenta questo collegamento ma con una sfumatura particolare: Fauna-Bona Dea è una Dea-Sciamana. Il suo simbolo è il tamburo (caratteristico di tutte le forze femminili legate alla Terra). Il tamburo di Fauna è una cerchio di legno con sopra una pelle tesa di animale. Esso in primo luogo rappresenta quindi la manifestazione di Bona Dea nel regno vegetale e in quello animale. Si tratta di parti di animali e di alberi "uccisi" in cui però la Dea si "travasa" e dà vita al tamburo.

Questo tamburo sacro esprime alcuni aspetti rituali peculiari del culto di Fauna (esclusivamente riservato alle donne): invocazione intorno e per il fuoco, funzione magica della parola (racconto e divinazione), possessione (danza) per l'accesso agli altri Mondi. Troviamo in particolare nel rito del fuoco un primo contatto con Vesta, nella funzione magica della parola tutte le forze oracolari antiche (Picus, Fauno, ecc...), nella danza sacra il nesso con Diana (ridda).

In particolare il tamburo di Fauna-Bona Dea costituisce un ulteriore nesso con Vesta (nella sua declinazione tradizionale romana). Il tamburo è di forma circolare ovvero non è orientato: il tamburo di Bona Dea corrisponde al fuoco di Vesta (vedi apposito post) che è anch'esso circolare. Entrambi sono simboli della Terra ed esprimono forze della coesione. Il fuoco di Vesta è vivo, il tamburo di Fauna è vivo.

Bona Dea è una Dea Sciamana che guarisce solo le donne ed i bambini. Essa non guarisce attraverso la medicina: essa guarisce perchè consente alle sciamane la visione del Mondo-dentro-il Mondo. Essa permette la visione di ciò che gli altri non possono vedere. Non si tratta di conoscere le proprietà fisico-chimiche delle piante e delle erbe, ma di conoscere erbe e piante come sono realmente, esseri dell'Altro Mondo, con gli invisibili che sono l'anima profonda delle piante, delle erbe, degli animali, dei minerali, dei metalli. Bona Dea entra nella sciamana e le fornisce la conoscenza metamorfica (trasforma colei che conosce). La dimensione della conoscenza diventa quindi molto più estesa, oltre il misurabile.

Lo spazio sacro di Fauna-Bona-Dea è la foresta (non solo come spazio fisico, ma anche come spazio interiore) e la foresta è la dimensione sacra delle antiche energie e forze primordiali. Fauna e la sciamana sono cacciatrici nella foresta e sono sempre accompagnate da un animale guida (es. Picchio, Orsa, Lupa, Aquila) dove si anima la. Dea. Si ritrova questa simbologia ad esempio negli antichi stendardi (in particolare l'aquila) delle legioni romane, che sono schiere di cacciatori che seguono un animale guida sorretto da un uomo vestito con una pelle di lupo: tutto questo ha un grande valore magico.

La simbologia del serpente nel culto di Fauna, come influsso benefico della Dea, presenta ulteriori specifici  valori e significati.


Bona Dea, nella sua espressione tradizionale romana, appare in due modi: immobile e senza forme definite oppure nella corsa. In questo essa esprime i due aspetti della Natura, costante ma mobile in continua trasformazione, movimento, generazione.

Il camuffamento è un aspetto fondamentale della Dea: in particolare le sciamane e le Hyrpae (come i Luperci e gli Hyrpi) si coprono di pelli di lupo. La conoscenza metamorfica della Dea implica l'immedesimazione: in questo caso la preda si traveste con la pelle del predatore, la preda diventa predatore.

(...)

Fauna-Bona Dea canta gli oracoli. Ricordo che il santuario di Delfi originariamente non era dedicato ad Apollo (ma ad un'Antica Grande Dea) e che la Pizia era una sciamana (vedeva i tre Mondi)...

Il mito di Romolo e Remo è intriso di tutta questa simbologia: alberi sacri, animali guida, la Hyrpa, la Vestale, i gemelli, la cesta di Vimini, il fiume (le acque correnti), ecc... Per chi conosce questa simbologia è abbastanza chiaro capire il senso di tutto questo.

Per ora mi fermo qui...


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