Quando in un bosco ne percepisci la bellezza e diventi tutt'uno con il bosco, allora, intuitivamente, sei in armonia e in pace con le Dee e con gli Dei. Essi sono parte della nostra vera natura, la nostra Natura Profonda, e quando siamo separati dalla nostra vera natura, viviamo nella paura. Percepire questa normalità vuol dire dare un senso reale al vivere che è insito in tutte le cose.

Intraprendere la Via Romana al Divino significa iniziare un percorso di risveglio: praticando l'attenzione e la consapevolezza continua ci incamminiamo lungo una strada sapendo che ciò che conta è il cammino per sè più che la destinazione.

When you, entering a forest, perceive the beauty of the forest and you feel to be in a complete harmony with it, then, intuitively, you are in peace with the Deities. They are an essential part of our real nature, our Deep Nature, and when we are separated by our real nature we live in the fear. Perceiving such normality means giving a real sense to our lives.

Undertaking the Roman Via to the Deities implies a path to awakening: with the practice of continuing consciousness and awareness we undertake our walking knowing that taking the path is more important than the destination itself
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giovedì 26 febbraio 2015

Il Culto degli Antenati: ulteriori approfondimenti

Un'amica, Cultrix e attenta blogger mi ha sottoposto alcune osservazioni relative al mio post sul Lararium ed il Culto degli Antenati. Queste osservazioni possono essere trovate come commento a questo precedente post.

In sostanza mi viene sollevato il problema di come possiamo collocare, all'interno del Culto degli Antenati, alcuni Antenati di una famiglia che non si sono segnalati per virtù o si sono macchiati di indegnità o comunque non apparirebbero meritevoli nè di ammirazione nè tanto meno di venerazione.

La questione ovviamente si collega ad alcune tematiche di riferimento come ad esempio il rapporto fra il Culto degli Antenati ed i Defunti, il concetto di Venerazione o lo stesso concetto di Culto. 

Per comprendere il senso che la Tradizione e la Spiritualità Tradizionale dà a questi temi è importante in primo luogo spostare, traslare i nostri pensieri su un altro piano di riflessione che non deve essere profano o di ispirazione monoteista. Il nostro piano di riflessione deve essere simbolico, mitico, esoterico, profondo.

Quando parliamo di Antenati non ci riferiamo ad essi in senso "anagrafico", biologico, fisico, materiale, ma in senso appunto mitico e simbolico.

Il concetto di Antenato, così come quello di successore, evidenziano l'idea di una catena, di una trasmissione, di una Tradizione (tradere) nel senso più letterale del termine, di percorso, di cammino. Gli Antenati in particolare sono coloro che hanno dato inizio, solo coloro che sono stati (miticamente) più vicini agli Dei e alle Dee durante il progredire delle epoche (mitiche): sono loro che hanno dato avvio al mos maiorum. La Morte e gli Antenati sono elementi della narrazione di un sentimento religioso, che ora diventa il "nostro" sentimento religioso. Anche se negli ultimi secoli abbiamo avuto Antenati che professavano un credo religioso totalmente diverso dal nostro (ad esempio cristiano) ciò non toglie che essi vengano organizzati all'interno del nostro credo religioso. Essi quindi fanno parte dell'ordine metafisico familiare dell'al di là cui noi ora facciamo riferimento. 

In questo senso emergono i valori di tradizione, trasmissione, stabilità, ordine, gerarchia, struttura, relazioni. Il rispetto per i genitori, ed il loro ricordo come Antenati, è alla base di una qualsiasi organizzazione sociale.

Inoltre senza questa lettura mitica, la morte sarebbe solo disgregazione: in questo modo essa acquista un valore. Il Culto degli Antenati è quindi una risposta al problema della morte. Il Lararium evidenzia questa separazione e questa relazione del mondo dei vivi da quello dei morti e dei non-nati.

Nessuno di noi, anche se appartiene ad un'antica famiglia, può avere memoria di tutti i suoi Antenati: ma quello che conta è avere una forma di rispetto e di consapevolezza per coloro che ci hanno generato, che ci hanno dato la vita, che ci hanno preceduto. La Spiritualità Tradizionale Romana non è una religione, ma è un cammino, è un percorso, e questo concetto di percorso e di cammino si applica anche all'idea di relazione fra le generazioni, passate, presenti e future. La Spiritualità Tradizionale Romana è un cammino in salita poichè è anche una Via di elevamento; quello che il Cultor e la Cultrix sono chiamati a fare è elevare sè stessi anche elevando la propria famiglia (in senso esteso) ovvero evidenziando il meglio, le migliori qualità etiche e spirituali che si trovano all'interno di questa famiglia. Il concetto di pietas abbraccia anche l'idea di coltivare gli Dei e le Dee sulla base della virtù degli Antichi ovvero dei nostri Antenati. Il Cultor e la Cultrix, tramite la pietas, sono sulla Via e con la loro condotta tramandano dei valori positivi alle generazioni future. Non dobbiamo però dimenticare che "i figli sono i censori dei genitori": un genitore ingiusto non merita l'obbedienza dei figli. Un genitore ingiusto non pratica la pietas, non è sulla Via: perde la sua autorità da vivo e perderà anche a sua autorità simbolica da morto tramite l'oblio. Il Cultor e la Cultrix praticano la pietas, hanno invece questa consapevolezza: operano per costruire e sviluppare questa catena simbolica, operano per rafforzare l'idea di radici familiari da trasmettere ai propri figli. In questo modo diventano, oltre che Cultor e Cultrix, Pater e Mater Familias.

La tradizione ci parla, in modo mitico e simbolico, dei morti, dei morti indegni e dei morti inquieti (senza-pace), di giorni specifici in cui i morti potevano incontrare i vivi, riti di purificazione dei defunti, riti per placare i defunti senza pace che assillano i vivi. Tutto questo apparato mitico e rituale evidenzia come per gli Antichi il processo di aggregazione del defunto con gli Antenati segua un ritmo simbolico simile che il vivo ha nella società dei vivi. Il defunto non entra automaticamente nella sfera degli Antenati. Si attiva un complesso "rito della memoria": per diventare un nuovo Antenato il defunto deve essere purificato dai riti che hanno lo scopo primario  di fargli perdere la sua fisionomia individuale, renderla talmente vaga che si confonde con quella di tutti gli altri Antenati che lo hanno preceduto. L'identità dei singoli Antenati si annulla, la sua singolarità si perde. La "venerazione", il culto diventa un processo per cui si attribuisce autorità simbolica complessiva.


Con il culto degli Antenati, affermiamo il valore dell'idea che il Cultor e la Cultrix hanno per le proprie "radici", in senso mitico, simbolico, esoterico, nello spazio e nel tempo: proprio come un grande albero afferma la sua forza verso il cielo proprio grazie alle sue solide radici. 

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